ARMI IMPROPRIE

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martedì 28 agosto 2007

Dove sono i figli dei "figli dei fiori" ?

Sono trascorsi quarant’anni da quell’estate del ’67, l’estate che ha guidato ventimila persone sulle spiagge di San Francisco per assistere a un concerto gratuito nel Golden Gate Park, evento che ha consacrato la città come “capitale mondiale dei figli dei fiori”. Erano gli anni della guerra in Vietnam, e San Francisco era attraversata della contestazione studentesca. I rivoluzionari dell’università di Berkeley si battevano per i diritti civili, scontrandosi quasi ogni giorno con la polizia, mentre gli hippies di Haight-Ashbury pochi mesi prima avevano tenuto proprio qui nel quartiere il primo human be-in, un enorme raduno di persone che protestavano contro “la sporca guerra”. Nel frattempo, Jack Kerouac e Allen Ginsberg, matricole della Columbia University, e Gregory Corso di appena diciassette anni, avevano lasciato New York per unirsi ai poeti della baia, dando vita ad un movimento che avrebbe preso il nome di “Beat Generation”. Per tutti quei giovani che condividevano le stesse idee di libertà, la stessa cultura musicale, e che fumavano marijuana e usavano LSD, il concerto nel Golden Gate Park rappresentò un’occasione in più per ribadire i loro ideali di pacifica convivenza. Fu così che l’estate del ’67 si trasformò nell’estate dell’amore.

Oggi, a distanza di quarant’anni, le stesse utopie, gli stessi sogni sembrano confluire nuovamente nella città, spronati dalle numerose manifestazioni che celebrano quel periodo, una delle quali sarà il concerto che si terrà il 2 settembre proprio nel Golden Gate Park, e che vedrà la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’epoca come Country Joe McDonald o Ray Manzarek dei Doors.

Certo, gli artisti migliori non ci sono più, ma al di là della nostalgia o delle facili speculazioni che inevitabilmente questo tipo di operazioni comporta, viene da chiedersi quanti saranno gli spettatori che assisteranno al concerto del 2 settembre.

Se la cultura letteraria e musicale dell’epoca ha mantenuto intatto il suo significato. Quei ragazzi che protestavano nei campus universitari negli anni ’60, tenuti d’occhio dalla polizia per le loro idee troppo liberali, oggi sono dei tranquilli signori di mezza età. Sono insegnanti, impiegati di banca dalla cravatta troppo stretta, burocrati, e funzionari pubblici. Eppure la Beat Generation, rappresentò una profonda ribellione intellettuale contro il conformismo, la violenza, il potere, la famiglia, l’ordine costituito. Ma i ragazzi che ne sono stati protagonisti, quei figli dei fiori che hanno vissuto il movimento hippie e la rivoluzione sessuale, adesso sono arrivati al potere: basti ricordare che Bill Gates (classe 1955) è l'uomo più ricco d'America. Pertanto, è toccato alla generazione successiva scatenare una nuova ondata di ribellione, stavolta soprattutto letteraria. Scrittori come Douglas Coupland e Brett Easton Ellis sono diventati i portavoce di questa generazione, la “Generazione X” brillantemente ritratta proprio nell’omonimo libro di Coupland dove un gruppo di amici, tutti “trentenni o giù di lì”, tutti sovraistruiti e sottoccupati, partono per il deserto della California alla ricerca di un cambiamento che dia significato alla vita. Ma l’aspetto più interessante del libro di Coupland è il difficile rapporto fra la generazione X e la generazione precedente.


Nati e cresciuti in un mondo dove la disoccupazione, la droga e la criminalità sono all’ordine del giorno, i figli dei figli dei fiori hanno dovuto fare i conti con i problemi che i loro genitori si sono lasciati alle spalle. Bandito l’ottimismo cantato da Lennon in “Imagine”, svanita la possibilità di diventare un nuovo Bill Gates, il pessimismo e la noia la fanno da padrone.


Si dice che ogni epoca ha il mito che si merita. Ebbene noi abbiamo Douglas Coupland che nelle sue pagine ci mette in guardia dalle facili illusioni che l’ottimismo dei ’60 ci ha lasciato in eredità. Niente più favole “alla Kerouac” sul viaggio, il buddismo zen e la liberazione dalle dimensioni dello spazio e del tempo. La generazione X deve affrontare ben altri problemi e trovare nuove soluzioni. È una generazione esposta alla paura del futuro, intrappolata nelle nevrosi, ridotta in miseria per colpa del lavoro “flessibile, libero e fantasioso”. E semmai vi chiedete dove si nascondono i figli dei figli dei fiori, allora non cercateli ai concerti promossi dagli sponsor, nelle palestre tra i drogati del fitness, negli spot pubblicitari o dietro il sorriso stereotipato del concorrente di un quiz a premi. Scendete in strada, entrate in uno dei negozi del centro, e guardate dritto negli occhi il commesso alla fine della sua giornata di lavoro.


Rif. :
Douglas Coupland – “Generazione X” (Mondadori, 1999)
Piero Scaruffi – “Il Terzo Secolo. Cronache americane.” (Feltrinelli, 1997)

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